Pensieri sparsi:
questo viaggio è stato una grossa sciocchezza, perchè non è stato un viaggio, ma 6 granfondo e una randonnee dietro l'altra. Non ho avuto tempo per fare il turista. L'unica cittadina che ho potuto visitare è stata Esslingen, ma solo perchè avevo rotto 2 raggi e sono stato costretto a terminare la pedalata in anticipo.
ODIO LE PISTE CICLABILI!!! Mi spiego meglio, se non ci fosse la ciclabile dall'inizio della provincia di Trento fino a Bressanone, probabilmente sarei finito in ospedale per via del traffico sulla ss12, quindi, ben venga un'alternativa del genere quando l'unica altra strada è stretta e pericolosa. Però, a causa delle maledette piste ciclabili in Germania ho bucato una volta e rotto 2 raggi della ruota posteriore. In Germania, non è obbligatorio per le bici andare sulle ciclabili (come è invece in Olanda). Le bici possono andare sulle strade normali. Peccato che gli automobilisti tedeschi non siano d'accordo. Da Ulm fino al confine olandese è stato susseguirsi di insulti, strombazzamenti, macchine che ti chiudevano verso la cunetta, roba tirata dal finstrino e minacce. Questa è stata la ragione che mi ha spinto a fare la supertappa, così, di notte nessuno mi ha rotto le scatole. Il problema delle ciclabili tedesche sta nel fatto che ogni tanto l'asfalto termina e si hanno dei tratti interminabili di ghiaia e sterrato, che quando piove diventano pericolosissimi per chi ha la bici da corsa come il sottoscritto. In Olanda la situazione è completamente differente. Innanzitutto per le bici e i motorini è VIETATO andare sulle strade extraurbane "normali" e anche su molte urbane. Poi, le ciclabili olandesi sono delle strade vere e proprie. A volte si può incontrare dei lastroni, ma nella stragrande maggioranza dei casi sono asfaltate e sono molto larghe. Rimango però dell'idea che, se uno vuole andare a passeggio, le ciclabili siano l'ideale, mentre, se uno vuole allenarsi siano un incubo, quindi, viva l'Italia, la Francia, la Spagna, l'Austria e tutte quelle nazioni in cui uno è libero di scegliere.
La mia giornata tipo era: sveglia intorno alle 6, partenza intorno alle 6.30, 12 ore in bici, di cui almeno 10 di pedalata. Non ho "avuto" neppure il tempo di comprare le pile per la macchinetta fotografica. Pensate che idiota. O pedalavo, o mangiavo o dormivo. Questi sono stati i miei 8 giorni. Se mai dovessi rifare una cosa del genere, me la prenderei con più calma e mi sceglierei un giro più panoramico, ma questo, come detto non era un giro turistico, ma una vera e propria "impresa" sportiva mascherata, perchè ero troppo vincolato dal giorno della partenza e da quello dell'arrivo.
Primo giorno: partenza intorno alle 4 del mattino, dopo aver dormito pochissimo. Dopo 10km mi si rompe subito una delle due borse laterali. Sistemo il tutto con le corde elastiche e riparto. Prima delle 9 del mattino ho già fatto 120km. Dopo Siena incontro un gruppo di ciclisti che non si fanno gli affari loro. Mi dicono che se faccio la Cassia fino a Firenze, dovrò fare delle salite durissime (è vero), quindi, dopo aver lasciato Siena da 30km,(siamo a Poggibonsi) mi mandano verso Castellina in Chianti. 19km di salita noiosissima, per realizzare che ho "sprecato" 30km. Da lì in qualche modo arrivo a Firenze, dove la temperatura è intorno ai 36°. Le salite verso la Futa si rivelano essere le più dure di tutto il giro. Probabilmente è per via del chilometraggio e del caldo, ma gli ultimi km non finiscono mai. Mi fermo a Traversa dopo 286km. La signora dell'albergo (Jolanda) mi vede "sciupato" e per cena mi porta un mega antipasto di salumi, un piatto di pasta monstre, una fiorentina da 1kg che ancora muggisce e da bere 2 bottiglie d'acqua e una di vino rosso da un litro e mezzo che quasi finisco. La conseguenza è un mal di testa atroce e nonostante la stanchezza, riesco a domire si e no 3 ore. Secondo giorno: fare la Raticosa con una semi sbronza non è il massimo. Fatico da matti ad andare su, ma penso che dopo sarà tutta discesa fino a Bologna. Manco per il ca**o. Fino al confine di provincia è un alternarsi di strappi e sicese a rotta di collo. Mi fermo più di una volta maledicendo la mia ingordigia. Ma per fortuna la discesa finale inizia davvero. Inizia qui la parte più sgradevole del viaggio. Prima l'attraversamento di Bologna, poi la pianura padana arsa dal sole fino a Verona. A Verona entro per sbaglio in tangenziale e ne riesco solo dopo 10km di totale paura. In qualche modo raggiungo la SS12 e mi fermo a Rivalta di Brentino Belluno, limite nord della provincia di Verona, dove mi vengono a trovare i miei amici Stefano ed Enrico. Il terzo giorno è quasi tutto sulla ciclabile del brennero. Inizia in mezzo ai vigneti, praticamente alle porte di Rivalta e andrebbe avanti in teoria fino a Vipiteno. La faccio fino a Bressanone e poi prendo la ss12. A Vipiteno inizia a piovere forte, ma per fortuna ci sono ancora pochi km fino all'Austria. La salita del Brennero è noiosa all'inizio, perchè c'è un rettilineo lunghissimo e la pendenza è alta, ma poi iniziano i tornanti e metto addirittura il 50 alcune volte. Il passo del Brennero è uno dei posti più tristi che abbia mai visto. C'è un outlet, un po' di ristoranti sfigati e tanto grigiume. Mi fermo poco dopo il confine a Griem Am Brenner perchè ho capito che le prime 2 ore di ogni giorno sono terribili per le gambe ed il sedere. Quindi è meglio avere circa 25km di discesa fino ad Innsbruck per iniziare la giornata. Il quarto giorno mi trovo a ripensare a tutte le ammazzate che io e Chiara ci siamo fatti per andare a Innsbruck a capodanno...con la macchina. Mentre ora ci sono arrivato in bici. Ancora non mi sembra vero. Mentre sono in sovrappensiero, prendo una buca e spacco un raggio della ruota posteriore. Apro il freno e continuo verso Telfs lungo una stupenda strada a fondo valle. A Telfs un meccanico mi ripara la ruota in appena 3 ore. Prima ripara tutte le bici della cittadina, poi si occupa della mia. Riparto e mi appresto ad affrontare il Fernpass, che si rivela essere molto poco ostico (molto peggio la salita in uscita da Telfs, quella con la galleria). Passare le alpi dal Brennero e dal Fern è un po' una paraculata, perchè in realtà grandi salite non si fanno, ma a me va bene così. Continuo fino ad Heiterwang, dove mi concedo il primo "pranzo" da quando sono partito (fino a quel giorno mi fermavo ogni 3/4 ore per uno snack e poco altro). Sono le 2 passate, ma mi fermo a pranzo in un locale sulla strada. Mi sento bene ed il morale è alto. Poco dopo entro in Germania e la giornata si chiude trionfalmente a Memmingen in un ristorante italiano. Quinto giorno: è domenica, non c'è quasi nessuno in strada, ma da Ulm in poi quei pochi automobilisti sulla strada me ne dicono di tutti i colori. Ah, il tipo del ristorante italiano di Memmingen mi aveva detto che da lì all'olanda sarebbe stato tutto piatto. Il suo encefalogramma è piatto. La tappa in assoluto più dura. Un continuo salire e scendere delle collinacce con pendenze anche oltre l'8%. Piove, tira vento da nord e alla fine mi decido ad usare ste cavolo di ciclabili. L'avessi mai fatto. Dopo pochi km di ghiaia buco l'anteriore. Dopo un altro po' rompo un raggio sempre della posteriore. Maledico il meccanico austriaco, ma i colpi sarebbe da mandarli ai tedeschi in generale. Faccio circa 100km con il freno aperto (tutti sulla strada normale, infischiandomene degli insulti e ricambiando gesti e parolacce), tutti sotto la pioggia, fino a che un altro raggio cede e sono costretto a trascinare la bici e tutte le borse. Piove che Dio la manda, ma nessun automobilista si ferma ad aiutarmi. Il paese successivo, Plochingen è a circa 10/12km. Ci metto quasi 3 ore a raggiungere la stazione di questo cavolo di paese. Dei ciclisti in stazione mi dicono che a Esslingen c'è un meccanico molto bravo. Esslingen è la stazione dopo Plochingen e quindi mi fermo lì. Questa cittadina si rivela essere deliziosa. Una delle poche ad essere state risparmiate dalle bombe alleate, ha il centro che merita di essere visitato. Oltretutto ha anche smesso di piovere e fare il turista, a piedi, dopo 5 giorni passati pedalando è un grosso piacere. Il morale migliora e i propositi di "ritiro" svaniscono una volta che esce il sole (sono metereopatico per chi non l'avesse capito). Il giorno successivo, alle 8 in punto sono davanti all'officina del tipo, che in meno di mezz'ora mi ripara la ruota, dicendomi che la stessa è posto e che se non prendo buche non dovrei avere problemi. Mi costa 80 euro, ma sono contento di darglieli, perchè mi dà una tale fiducia e sicurezza che decido di mettere in pratica la cazzata a cui stavo pensando da giorni: la supertappa notturna. Parto da Esslingen (rigorosamente sulle strade normali), in direzione Stoccarda, da lì Bissinghen, Guglingen, Eppingen. Fino a Mannheim è un continuo mangia e bevi, ma c'è il sole e quindi non mi preoccupo più di tanto, in più la temperatura è intorno ai 23/25°, quindi quasi ideale. Da Mannheim a Mainz è una goduria. Tutte strade ultra secondarie attraverso villaggi minuscoli. A Bodenheim un ciclista locale mi indica una "scorciatoia" che mi fa evitare il centro di Mainz e mi porta direttamente sulla strada per Bingem am Rhein e il lungo Reno. Ceno alla periferia di Mainz e dopo un po' di riposo riparto. C'è da affrontare la notte. L'unico peccato è non essermi goduto la strada che va lungo il Reno. Ho appena intravisto quelli che credo siano dei vigneti che scendono a picco verso il fiume da entrambi i lati. In ogni caso si sta benissimo, è un po' umido, ma non passa nessuno. Tiro dritto fino a Koblenz. Mi fermo un po' e poi continuo lungo il reno fino a Bonn. Da lì a Koln è relativamente un attimo. E' mattino, il traffico inizia ad essere intenso e quindi mi rifugio sulla ciclabile che all'interno di Koln si rivela essere eccellente. Da lì al confine olandese la strada è tutta dritta, ma dopo Pullheim entro a Monchengladbach, dove riesco a perdermi un paio di volte. Sono davvero stanco e tra Viersen e Nettetal a circa 10km dal confine olandese, mi si rompe anche la seconda borsa laterale. Lego la borsa con le corde elastiche al portapacchi e mi metto lo zaino sulle spalle. Sono abbaztanza abituato a portare zaini molto pesanti, ma la stanchezza inizia a farsi sentire sul serio. Finalmente entro in Olanda vicino Venlo. Pedalo un altro po' in direzione Nijmegen e mi fermo in un grazioso hotel a Nieuw Burg intorno alle 15.30. Ho fatto 524km in poco più di 30 ore, è ora di andare a dormire. Ottavo giorno. Chi ha detto che l'Olanda è piatta? E' piatta per circa il 90%, la parte sud qualche collina ce l'ha e come. Dopo Arnhem, maledico questo cavolo di zaino mentre mi inerpico su una dannatissima collina andando verso Apeldoorn. In Olanda è impossibile sbagliare strada. Ci sono i cartelli per le auto e quelli per le bici, con tanto di chilometraggio, numero della ciclabile, semafori ad hoc, etc... Ad Harderwijk affianco due ciclisti veri (cioè vestiti da ciclisti e con il casco, che in olanda quasi nessuno indossa), marito e moglie, Frank e Amenike. Parliamo un po', per fortuna fanno la mia stessa strada, e passeranno da Enkhuizen. Pedaliamo insieme fino a Lelystad, dove ci fermiamo per un caffè (loro) e per una birra io. Da Lelystad a Enkhuizen c'è una diga di 25km sulla quale c'è sia la strada per le auto, che l'onnipresente ciclabile. Frank mi mette alla prova (parlando mi ero "vantato" di tutte le gare che avevo fatto); facciamo quei 25km di piattone a 42 di media. Più di una volta penso di mollare e mettermi a ruota, ma sono vicino alla meta e l'orgoglio ha la meglio sulle gambe. Superiamo tantissimi altri ciclisti che per un po' provano a stare a ruota, ma poi mollano. Vicino a Enkhuizen, Frank decide di fare un po' di defatigamento e lui e la moglie ridono. Mi hanno messo alla prova, ma Amenike dice che Frank fa così con tutti. Anche se non credo che sia usuale per loro incontrare gente con 15kg di roba nello zaino. Ad Enkhuizen è il mio turno di offrire caffè e birra. Li saluto e mi dirigo con un sorriso a tutta bocca verso il mio hotel e la fine del viaggio. In quei 500metri la gente che mi incontra pensa che sia un idiota. Rido e parlo da solo. Una volta in stanza mi commuovo e mi esce pure qualche lacrima (un po' come a Lanzarote nel 2003 negli ultimi metri dell'ironman). Il viaggio è finito, il sedere e le spalle sono da buttare. Ho fatto un'overdose di cortisone, ma alla fine quello che mi ero prefissato di raggiungere l'ho raggiunto. Mi rendo conto di aver realizzato un'enorme sciocchezza, perchè non mi sono per nulla goduto il viaggio per via del timore di non farcela che mi ha attangliato fino all'ultimo giorno. Non ho visto praticamente niente tranne Esslingen ed il mio fisico sicuramente ne esce danneggiato. Il tutto per cosa? Boh? Alla prossima cazzata. Buone ferie a tutti. Filippo
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