Niente sponsor pronti a colorare di gadget e denaro la fatica breve dei ciclisti di oggi. Niente doping, al massimo simpamina che spaccava il cuore, niente tv, nè carovane di automobili, nè biciclette ultraleggere. Costante Girardengo era il «campionissimo» di un’Italia grama e rurale, un Paese che non c’è più. Sante Pollastri era il bandito numero uno, il Robin Hood della campagna piemontese, un genere di criminale cancellato dal tempo. Venivano tutti e due da Novi Ligure, li univa la passione per la bici, le giornate consumate a pedalare nella nebbia, quando, come canta Francesco De Gregori, «si correva per rabbia o per amore». Fu il destino a dividerli, la violenza sulla donna che amavano, e poi una pistola, finita in mano a Sante, che, da quel giorno, iniziò a scappare senza fermarsi più. Prima il carcere, poi l’esilio in Francia, i mandati di cattura, la bella vita, e dentro il rimpianto mai sopito di aver perso l’amico più grande: «Oggi uno come Pollastri - dice Beppe Fiorello, che lo interpreta -, sarebbe considerato un’icona. I mascalzoni piacciono sempre. Come dice mio fratello Rosario, in quest’epoca se uccidi qualcuno al massimo finisci qualche sera a “Porta a Porta”». Negli Anni Venti era diverso, «la caccia a Pollastri divenne un fatto politico, Mussolini voleva che lo pigliassero perchè esportava un’immagine negativa del nostro Paese». ............ grande gira
_________________ Essere forti per essere utili.. (G. HĂ©bert)
|